Tutto sul pellet di foglie

Il costo del pellet è lievitato negli ultimi 12-18 mesi. Per questo motivo coloro che hanno impianti alimentati con questo bio combustibile sono la ricerca di alternative più economiche. Dopotutto, i consumatori di pellet hanno visto triplicare il costo di un sacco di combustibile ecologico, a qui è sorta la necessità di trovare un modo per risparmiare sul combustibile che alimenta gli impianti di riscaldamento.

Nell’ultimo anno, infatti, è notevolmente cresciuto il mercato delle pellettatrici. Si tratta di macchinari che sono in grado di creare pellet da scarti di origine vegetale.

Alcuni consumatori hanno provato a creare pellet anche dalle foglie: ma è davvero possibile?

Tutto sul pellet di foglia: come si crea il pellet fai da te

Il termine pellet è diventato di uso comune. Con questo sostantivo viene indicato un piccolo truciolo che deriva dagli scarti di lavorazione della legna, sottoposti ad un processo meccanico di compattazione.

Questo combustibile è particolarmente apprezzato per le sue qualità calorifiche e per l’aspetto economico. Tuttavia, l’aumento dei prezzi ha fatto scattare nei consumatori la tentazione di autoprodurre il pellet.

L’autoproduzione del pellet è una cosa possibile. Tuttavia, occorre tenere in considerazione tutta una serie di fattori alcuni positivi e altri negativi.

Indubbiamente, la produzione di pellet ha aspetti estremamente positivi soprattutto sull’ambiente, tra questi:

  • Il problema dello smaltimento degli scarti di lavorazione delle grandi aziende che lavorano il legname;
  • La riduzione del numero di alberi da abbattere per la produzione di legna da ardere;
  • Un basso grado di inquinamento durante la fase di combustione, che non danneggia lo strato di ozono;
  • L’aspetto pratico e logistico che rende il pellet decisamente più comodo da gestire rispetto alla legna da ardere.

Produrre correttamente pellet da foglie

Per produrre correttamente il pellet fai da te è necessario prendere in considerazione alcuni aspetti:

  • L’umidità. Il grado di umidità deve oscillare tra il 10 e il 14%.
  • Granulometria. La dimensione del materiale che deve avere una granulometria non superiore a 1 cm;
  • Durezza. In base al materiale che si utilizza per effettuare i trucioli è necessario trovare la compressione ottimale, in modo tale da ottenere un pellet di qualità.
  • Compressione trafila. Con questo termine si intende il tempo che impiega il truciolo a permanere nel foro della trafila. In tal caso, si è notato che maggiore è la durezza del materiale e il minore sarà la compressione della trafila e viceversa.

Quando si decide di autoprodurre il pellet è importante valutare anche il contenuto ceneri. Di fatto, se la legna contiene un contenuto di umidità superiore al 40%, l’aspetto positivo del pellet è l’elevato potere calorifico, in relazione ai bassi contenuti di umidità (circa il 10%). Infatti, questo prodotto produce l’1% di cenere.

Come produrre pellet a casa

Per produrre comodamente il pellet a casa propria è necessario rispettare tre fasi:

  • La tritatura di rami e foglie;
  • La fase di essiccazione
  • Infine, la pellettatura.

Sebbene la produzione di pellet fa di te possa sembrare un aspetto conveniente, è opportuno ricordare che per eseguire questa pratica servono diversi strumenti e macchinari, in particolare:

  • Biotrituratore
  • Igrometro
  • Collante

Insomma, non è proprio un gioco da ragazzi e conviene chiedersi quanto si risparmia davvero, annualmente, producendo il pellet in autonomia.

Ad ogni modo, chi desidera creare il pellet dalle foglie può farlo. Tuttavia, è necessario aggiungere alle foglie tritate ed essiccate il cippato, che proviene dagli scarti della potatura o dai processi di lavorazione del legno.

Per la scelta del cippato da mescolare alle foglie tritate è opportuno ricordare che scegliere un cippato che proviene da legno vergine, permette di avere una resa calorifica migliore rispetto alla scelta della segatura.

Infatti, il cippato rende il pellet decisamente più resistente, impedendo che si sbricioli durante la fase di rimessaggio.

Per autoprodurre cippato è necessario munirsi di un biocippatore, ovvero un trituratore di rami e legna. Un buon cippato deve essere delle dimensioni di circa 2-3 cm. Questa è la prima fase, che richiede un secondo passaggio che serve a ridurre il cippato intorno agli 8 mm.

Successivamente, è necessario procedere con la fase di essiccazione che non richiede particolari strumenti. Infatti, sarà necessario lasciare il tritato di cippato e foglie all’aria aperta e al sole.

Per capire qual è il livello dell’umidità del prodotto è possibile munirsi di un igrometro o un misuratore di umidità. Si tratta di un piccolo strumento, che permette di misurare il grado di umidità presente nella biomassa da pellettizzare.

Il valore atteso è compreso approssimativamente tra il 10% e il 14%. Una volta raggiunto il livello di umidità ottimale è possibile procedere con la preparazione del pellet. Per eseguire questo passaggio è necessario essere dotati di una macchina pellettatrice. Si tratta di un macchinario al cui interno va inserita la biomassa da pellettare. In base al tipo di materiale utilizzato è possibile dover inserire un legante per permettere di aumentare la produttività oraria della pellettatrice.

Oltre alle soluzioni chimiche esistono anche delle alternative naturali come il mais e il sanse di olio.

Aspetti positivi del pellet fai da te

Autoprodurre il pellet da inserire nella stufa ha diversi aspetti positivi. Innanzitutto, scegliendo il pellet fai da te è possibile riciclare il cippato e operare nel rispetto dell’ambiente. Inoltre, con questa scelta è possibile ridurre lo spazio occupato dai sacchi e ottenere uno concreto risparmio economico sul combustibile.

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